Roma, Italia, 30 settembre 2016.
Lettera Circolare 3/2016
Cari Padri, Fratelli e Seminaristi,
Il prossimo 16 ottobre il Santo Padre eleverà alla gloria degli altari il sacerdote argentino José Gabriel del Rosario Brochero (1840-1914), [conosciuto come “Cura Brochero”] insigne promotore degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio di Loyola, e che San Giovanni Paolo II chiamò “il Curato d’Ars dell’Argentina”.
La sua canonizzazione, oltre a colmarci di allegria, riveste una particolare importanza per noi poiché come Istituto vogliamo “affrontare l’evangelizzazione della cultura attraverso la santificazione delle singole persone. […] Preferibilmente, con la predicazione degli Esercizi spirituali secondo il metodo e lo spirito di Sant’Ignazio di Loyola”.
È per questo che mi è sembrato opportuno ricordare a tutti i membri della Famiglia religiosa l’importanza che ha l’apostolato degli Esercizi Spirituali come mezzo efficace per la predicazione della Parola di Dio e il loro “valore insostituibile per il rinnovamento della vita cristiana”.
1. L’esempio di Padre Brochero
José Gabriel del Rosario Brochero fu ordinato sacerdote il 4 novembre del 1866 a 26 anni. Nel dicembre del 1869 e a solo 29 anni fu nominato parroco della vasta parrocchia di Sant’Alberto, a ovest della provincia di Cordoba (Argentina), con una superficie di 4.336 chilometri quadrati di aspre montagne e strade inospitali, e con una popolazione di poco più di 10.000 abitanti che vivevano in luoghi distanti, senza strade e senza scuole, isolati dalla catena montuosa delle Sierras Grandes, le cui cime superano i 2000 metri di altezza.
Lì, in mezzo all’indigenza morale e materiale della sua parrocchia, soffrendo le immeritate critiche e incomprensioni di altri sacerdoti e l’indifferenza delle autorità, il cuore misericordioso di questo eroico sacerdote lo spingeva alla predicazione degli Esercizi Spirituali per la sua gente, rude e semplice. La sua fede e convinzione nei prodigiosi risultati di santità degli Esercizi Spirituali – che conosceva da quando era seminarista – erano così forti che non dubitava di lanciarsi totalmente a questa impresa apostolica. Per questo soleva dire: “Il sacerdote che non ha molta pena dei peccatori è un mezzo sacerdote. Questi stracci che indosso non sono quelli che mi fanno sacerdote; se non porto nel mio petto la carità, non arrivo nemmeno a essere cristiano”. Lungi dallo scoraggiarsi per le difficoltà o dallo scusarsi per la mancanza di appoggio, in una delle sue lettere, scriveva: “io spero in Dio e nella Vergine Purissima…” e così, quest’uomo di fede dava testimonianza che essere parroco ed essere missionario sono la stessa realtà.
I suoi biografi raccontano che radunava carovane che molte volte superavano le cinquecento persone per intraprendere una traversata di più di 200 chilometri di cammino (che richiedeva tre giorni di viaggio in groppa a un mulo) al fine di ritirarsi per nove giorni in un luogo dove insegnava a vincere se stessi e a ordinare la propria vita secondo Dio. Alla fine degli Esercizi congedava i partecipanti dicendo loro: “Bene, andate e guardatevi dall’offendere Dio tornando ai vecchi modi. Già il curato ha fatto la sua parte perché voi vi salviate se volete. Ma se qualcuno s’impegnerà a condannarsi, che se lo portino mille diavoli”.
Anni dopo, lo stesso P. Brochero costruì insieme ai suoi fedeli una propria Casa di Esercizi, e Dio – che non si lascia vincere in generosità – si affrettò a ricompensarlo con abbondanti benedizioni. Raccontano che fu tale l’allegria quando si aprirono i lavori della Casa di Esercizi, che volle mettere lui stesso la prima pietra, e prevedendo l’opposizione dell’inferno contro l’edificio dal quale sperava tanti frutti, la gettò con forza, come se con essa schiacciasse la testa di un serpente, ed esclamò: “Ti sei fregato, diavolo!”
La casa fu inaugurata nel 1877 con sessioni che superarono le 700 persone. L’anno dopo gli esercitanti ammontarono a 4.000. Sommando tutte le persone che fecero gli Esercizi in quella casa durante il ministero parrocchiale del Padre Brochero, si oltrepassano i 40.000 esercitanti. E non solo, dall’apertura della casa fino a oggi, non meno di centomila persone hanno ‘fatto’ Esercizi in quella casa, rigenerandosi così spiritualmente (P. Brochero chiamava gli Esercizi Spirituali “bagni dell’anima”).
È interessante notare che non appena fu terminata la costruzione della Casa di Esercizi, P. Brochero portò in quel luogo una comunità religiosa – le Suore Schiave del Cuore di Gesù – affinché attendessero alla Casa di Esercizi.
Desideroso di compiere un vecchio sogno, costruì anche un Collegio di Bambine (curato dalle stesse religiose) e una Residenza per i Sacerdoti. Nel suo incontenibile zelo missionario, e in uno sforzo per togliere i suoi amati montanari dalla povertà nella quale si trovavano, costruì più di 200 chilometri di strade, varie chiese, fondò paesi e progettò la tratta ferroviaria che avrebbe unito la Valle di Traslasierra a Villa Dolore e a Soto. “Abbandonato da tutti ma non da Dio”, soleva ripetere.
Lasciando da parte l’incomprensione dei suoi pari perché predicava gli Esercizi a uomini e donne delle montagne, molto semplici, rustici, e spesso analfabeti, ai sacerdoti che, a volte, lo venivano ad aiutare, raccomandava: “I miei fedeli quanto più siano peccatori o più rudi o più incivili, tanto più li dovete trattare con più dolcezza e amabilità nel confessionale, dal pulpito e anche nel tratto familiare”.
Persuaso che “la parrocchia deve generare fedeli capaci di far germogliare il seme del Vangelo nell’ambiente dove vivono”, “il Cura Brochero predicava, confessava, dirigeva, assisteva i partecipanti dedicandosi interamente ad essi”. Spesso diceva: “Sarei contento se Dio mi togliesse da questo pianeta mentre sono seduto confessando e predicando il Vangelo”.
Autenticamente ignaziano nella sua predicazione, il santo sacerdote invitava tutti a militare sotto la bandiera di Cristo. Agli esercirtanti diceva: “Gesù invita in modo soavissimo, con parole dolcissime a seguirlo e a mettersi sotto la sua bandiera. Nella croce è la nostra salute e la nostra vita, la fortezza del cuore, la gioia dello spirito e la speranza del cielo”.
Infine, quando gli fu diagnosticato il terribile male della lebbra, contratta per curare e accompagnare un infetto da questo male, con il quale prendeva perfino il mate, poté vedere come molti di quelli in cui confidava si allontanavano da lui terrorizzati dalla spaventosa malattia, sua sorella Aurora divenne l’unica sua compagna.
Il 2 febbraio 1908, a 68 anni, quasi cieco e sordo, rinunciò alla sua parrocchia, impossibilitato ad attenderla. Con ammirabile rassegnazione abbracciò la pesante croce con cui Dio volle provare la sua travagliata anzianità e i suoi ultimi anni furono cattedra eloquente di provata virtù. Tanto la lebbra come l’angustiosa solitudine, scoprirono in maniera impensata la fecondità della sua consegna come sacerdote.
Essendo già malato lo sentirono dire: “Sono molto soddisfatto di quello che Dio ha fatto con me riguardo alla vista e gli rendo grazie per questo. Quando potei servire l’umanità mi conservò integri e robusti i sensi. Oggi, che già non posso, mi ha neutralizzato uno dei sensi del corpo. È un grandissimo favore che mi ha fatto Dio nostro Signore quello di liberarmi completamente dalla vita attiva, lasciandomi l’occupazione di cercare il mio fine e di pregare per gli uomini passati, per quelli presenti e per quelli che verranno fino alla fine del mondo”.
Il Nostro Fondatore ci fa notare: “La sua vita di fede si nutrì degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, della Santa Messa giornaliera, anche nei suoi lunghi viaggi, e nella sua abitazione durante la malattia, del suo Rosario, del Breviario che portava alla cintura, e che recitava ogni giorno. ‘Viveva secondo la fede’, annota un testimone. Da lì la sua carità pastorale e la sua morte in croce. In essa trovò sostegno e fortezza nella lunga malattia e, grazie ad essa, poté dire prima di morire: ‘Io mi fido della Misericordia di Dio’”.
Morì a 74 anni, lebbroso e cieco, il 26 gennaio 1914.
2. Esercizi Spirituali per evangelizzare
“La predicazione degli Esercizi Spirituali ignaziani nelle nostre parrocchie è una caratteristica propria dell’Istituto. È comprovato il modo in cui i detti Esercizi potenzino la vita parrocchiale per mezzo del rafforzamento della vita spirituale dei fedeli”. Per questo, “bisogna tornare con entusiasmo a questa pratica, che ha dato tanti frutti di santità” e che costituisce uno degli apostolati preferenziali del nostro Istituto.
In questo senso il Beato Paolo VI scriveva: “Sappiamo che la predicazione più efficace è proprio quella degli Esercizi Spirituali […] Dobbiamo diffondere questa fonte di salvezza e di energia spirituale, dobbiamo renderla accessibile a tutte le categorie”. E il nostro Padre spirituale, San Giovanni Paolo II ci esortava: “Spero che […] sacerdoti, religiosi e laici continuino ad essere fedeli a questa esperienza [degli Esercizi Spirituali] e le diano incremento”.
Per questo, cari tutti nel Verbo Incarnato, io voglio per mezzo di questa circolare esortarvi a rinnovare il fervore per la predicazione degli Esercizi Spirituali, che ognuno deve sentire come responsabilità propria, collaborando ognuno in ciò che gli corrisponda. E vi esorto non solo a predicare i santi Esercizi, ma anche a fare di tutto per organizzarli, anche a costo di molti sacrifici, servendoci dell’aiuto dei nostri laici del Terzo Ordine secolare, e delle Suore Servidoras, le quali possono aiutare moltissimo. Dio non smetterà di benedire gli sforzi che si facciano perché Lui regni nelle anime! Anche noi come il Santo P. Brochero, ci siamo offerti totalmente a “nostro Signore, Re Eterno”, la cui “volontà è quella di conquistare tutto il mondo”, Pertanto, non dovremmo risparmiare sacrifici nella realizzazione di questo magnifico apostolato.
Questo “ci deve portare a conoscere in profondità gli Esercizi, a prepararsi per predicarli con frutto e ad avere la disponibilità necessaria per non farsi scappare nessuna possibilità di predicarli, secondo l’occasione”.
È di capitale importanza saper adattare gli Esercizi a ogni classe di esercitanti e promuoverli “perché in tutte le parti del mondo approfittino dei benefici [degli Esercizi Spirituali]”, avvalendosi dei “nuovi metodi per l’evangelizzazione, come può essere l’uso di internet, anche per la predicazione degli Esercizi Spirituali” secondo il luogo, e anche cercando – nella misura del possibile – di avere un luogo dedicato alla predicazione degli Esercizi, che sia adeguato, benché molte volte questo implichi grandi sacrifici e, in definitiva, sia una croce.
È da quella stessa croce che nascono innumerevoli benedizioni per le nostre anime, per il nostro Istituto e per la Chiesa universale, come ci dimostra la magnifica opera del santo Cura Brochero. Tra i frutti più evidenti e validi degli Esercizi Spirituali possiamo annoverare: l’influenza efficace che hanno nella santità delle persone, le numerose conversioni, la grande quantità di vocazioni alla perfezione che si decidono durante gli Esercizi, la grazia della perseveranza, ecc. Tutti frutti che promuovono un autentico e profondo rinnovamento della vita cristiana, collaborando in questo modo, all’instaurazione del Regno di Cristo.
Allora, sia sempre il nostro desiderio quello di sapere come avvalerci di questo prezioso strumento per portare avanti la nuova evangelizzazione, che è ‘un’avventura affascinante’, ‘ardua ed esaltante’, che riguarda tutti”.
In questo contesto non posso tralasciare un’altra immensa grazia per la Nazione Argentina e per la Chiesa universale, recentemente ricevuta. Mi riferisco alla Beatificazione di Maria Antonia de la Paz e Figueroa, Mama Antula, questa eroica donna che fu una grande apostola degli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, soprattutto dopo l’espulsione dei Gesuiti dalle terre americane. Anche lei fondò una Santa Casa di Esercizi a Buenos Aires (ancora funzionante), lottando contro innumerevoli incomprensioni e difficoltà proprie della sua condizione di donna, della sua epoca e di certi ambienti ecclesiali. La fortezza e il fervore apostolico di questa apparentemente fragile figura femminile di santità dovrebbero muoverci a mettere i mezzi e cioè a scomodarci perché il maggior numero di anime possa trarre beneficio da questo “bagno spirituale” che sono gli Esercizi.
Per questo, elevo la mia preghiera con tutto il fervore a Nostro Signore perché in occasione della canonizzazione del Santo Cura Brochero si rinnovi l’ardore e s’intensifichino gli sforzi e le iniziative orientate a promuovere, appoggiare, migliorare e incrementare le opportunità per la predicazione degli Esercizi Spirituali ignaziani come mezzo proprio di evangelizzazione della cultura, cioè, come mezzo per trasformare il mondo dall’interno per mezzo dell’influsso della grazia. Perché come diceva molto bene il santo, gli Esercizi aiutano a “promuovere l’uomo qui sulla terra, ma con lo sguardo fisso al cielo”. Mi raccomando specialmente ai Superiori Provinciali perché mettano i mezzi affinché i sacerdoti dell’Istituto approfondiscano la loro conoscenza degli Esercizi di Sant’Ignazio e s’incrementi la predicazione degli stessi a ogni classe di esercitanti. Trascurare questo aspetto del nostro apostolato o non stimolarlo nel modo dovuto sarebbe una mancanza di rispetto al nostro fine specifico e alla nostra missione nella Chiesa, che si aspetta da noi l’esercizio dei nostri apostolati propri.
Che il nuovo santo José Gabriel del Rosario Brochero interceda per il nostro amato Istituto e ci conceda una consegna totale, permanente e allegra nell’esercizio del nostro sacerdozio, e l’immensa grazia di predicare dovunque gli Esercizi autenticamente ignaziani, per la gloria di Dio solo e il bene di molte anime.
Augurandovi una bella festa per la canonizzazione del Beato José Gabriel del Rosario Brochero, vi saluto in Cristo, Verbo Incarnato e la sua Santissima Madre,
P. Gustavo Nieto, IVE
Superiore Generale