Maria, madre ed educatrice del nostro sacerdozio

Roma, 1 maggio 2019

Lettera Circolare 34/2019

Maria, madre ed educatrice del nostro sacerdozio

Pastores dabo vobis, 82

Cari Padri, Fratelli, Seminaristi e Novizi,

Ancora una volta ho il piacere di rivolgermi a tutti voi per mezzo di questa lettera circolare a pochi giorni dal celebrare la nostra Regina Madre, la Santissima Vergine di Luján. Quest’anno la celebrazione si svolgerà nell’ambito del 20mo anniversario dell’inizio del Progetto Vergine di Luján, che tanti beni e grazie ci ha donato.

Non possiamo dubitare del fatto che la Vergine di Luján sia intimamente legata alla storia del nostro Istituto e alla nostra identità mariana. La sua preziosa immagine, nelle nostre case religiose, parrocchie, scuole, case di carità, etc. confessa silenziosamente ma manifestamente che siamo tutti suoie che da Lei attendiamo “l’aiuto per prolungare l’Incarnazione in tutte le cose”.

Essendo il nostro un Istituto clericale i cui membri sono in maggioranza sacerdoti o si preparano ad esserlo, il ruolo della Madre di Dio nelle nostre vite è fondamentale. E ciò a doppio titolo: per essere sacerdoti e per essere missionari dell’Istituto del Verbo Incarnato. Perciò risulta molto importante approfondire la nostra devozione mariana e affidare sempre più il nostro sacerdozio in un santo abbandono alle braccia d’una così eccelsa Madre.

Noi – in virtù della partecipazione al sacerdozio di Cristo– godiamo dell’ineffabile e dolcissimo privilegio di essere i prediletti della Vergine. Ce lo fa notare Papa Benedetto XVI°: “Sono due le ragioni per cui Maria predilige i sacerdoti: perché somigliano più a Gesù, amore supremo del suo cuore, e perché anch’essi, come lei, sono impegnati nella missione di proclamare Cristo e di darlo al mondo. Pertanto dobbiamo approfittare della preziosa eredità del Verbo Incarnato: la nostra Madre celeste.

La stessa storia della Vergine di Luján, con il suo materno e generoso aiuto ai sacerdoti, ci illustra quanto essi siano vicini al suo Immacolato Cuore. E allora, ad esempio, nel 1875, il P. Jorge Maria Salvaire, francese, missionario lazzarista in Argentina, essendo stato fatto prigioniero e condannato a morte in mano agli Indios, fu liberato dopo aver fatto voto alla Vergine di Luján di innalzare a gloria di sì gran Signora, un tempio di Lei degno, di propagare ovunque il suo culto e di far conoscere alla storia la fine dei suoi giorni, come lo stesso racconta. Oggi, è a lui che dobbiamo queste tre grandi opere: il magnifico libro in due volumi “La Storia di Nostra Signora di Luján”- pubblicato nel 1885 e su cui lavorò per otto anni (e nella cui dedica racconta il suo miracoloso salvataggio); l’incoronazione pontificia della santa e veneranda immagine nel 1886; e la costruzione della gran basilica in suo onore, proprio come oggi la conosciamo.

E come questo, con altri innumerevoli segni, la Madre del Verbo Incarnato manifesta da sempre la sua volontà di esercitare il suo materno ufficio specialmente sui ‘suoi figli sacerdoti’.

1. La Vergine è nostra vera e propria Madre spirituale

Tutti i santi di ogni tempo, sia d’Oriente che d’Occidente hanno attribuito grandissima importanza alla devozione alla Vergine nella vita sacerdotale, come efficace appoggio nel cammino di santificazione, fortezza costante nelle prove personali e come fonte di sempre nuovi impulsi per l’apostolato.

Per questo San Giovanni Bosco era solito dire ai suoi: “La devozione a Maria Santissima è gran difesa ed arma poderosa contro le insidie del nemico. […] Maria ci assicura che, se siamo suoi devoti, ci coprirà col suo manto, ci colmerà di benedizioni in questo mondo e ci assicurerà il Paradiso. […] Amate, dunque, questa Madre celeste, volgetevi a Lei con tutta l’anima”.

Il Padre Spirituale della nostra Famiglia Religiosa nella sua prima Lettera ai Sacerdoti in occasione del Giovedì Santo –una lettera che, se si vuole, è programmatica per la spiritualità sacerdotale mariana– ci diceva: “la Madre di Cristo, è in modo particolare nostra Madre: la Madre dei Sacerdoti”.

La ragione profonda per la nostra devozione come sacerdoti religiosi a Maria Santissima si situa nella relazione essenziale che Dio nella sua Provvidenza ha stabilito fra la Madre di Cristo e il sacerdozio di suo Figlio, prolungato in noi – questo stesso e unico sacerdozio del quale partecipiamo-, come ministri del suo Sangue.

Questa relazione della Vergine con il sacerdozio deriva, innanzi tutto, dal fatto della sua maternità. Infatti, nell’istante dell’Incarnazione, Maria si convertì in Madre del Sommo Sacerdote. In effetti, all’assumere il Verbo la natura umana, l’eterno Figlio di Dio compì la condizione per arrivare ad essere, mediante la sua morte e la sua resurrezione, il sacerdote unico dell’umanità. E mentre Cristo entrando nel mondo disse: Sacrificio e oblazione non hai chiesto; un corpo invece mi hai preparato […]. E quindi disse: ‘ Ecco vengo […], o Dio, per fare la tua volontà! ’; la Vergine Maria manifestò una disposizione identica, dicendo: Ecco la serva del Signore; si compia in me secondo la tua parola.

Per questo il diritto proprio ci esorta a “imparare a vederci rinchiusi con Cristo nel seno di Maria. Perché lì, nel momento di incarnarsi, in Lui restiamo compresi […] fummo concepiti nel seno purissimo di Maria e perciò è nostra vera e propria Madre spirituale”. E lì dobbiamo imparare, con Gesù, a dipendere totalmente e in ogni modo, da Dio tramite Maria.

È così vero che “la nostra spiritualità sacerdotale non potrebbe dirsi completa se non prendesse in seria considerazione il testamento di Cristo crocifisso, che volle affidare Sua Madre al discepolo prediletto e, attraverso di lui, a tutti i sacerdoti, che sono stati chiamati a continuare la Sua opera di redenzione”.

Ma ancor più: questa Madre piena di bontà fu associata in modo unico al sacrificio sacerdotale di Cristo nel condividere con Lui la sua volontà di salvare il mondo mediante la croce. Per questo San Giovanni Paolo II° affermava: “Ella fu la prima persona e Colei che con più perfezione partecipò spiritualmente alla sua oblazione di sacerdote ed ostia. Come tale, a coloro che partecipano al piano ministeriale del sacerdozio del suo Figlio può ottenere e dar loro la grazia dell’impulso per rispondere ogni volta meglio alle esigenze dell’oblazione spirituale che il sacerdozio implica: soprattutto, la grazia della fede, della speranza e della perseveranza nelle prove, riconosciute come stimolo per una più generosa partecipazione all’offerta redentrice”.

Le parole di Gesù a sua Madre Addolorata sul Calvario: Donna, ecco tuo Figlio senza dubbio esprimono l’universale maternità della Santissima Vergine nella vita di grazia per ogni cristiano. Ma non possiamo ignorare il fatto che queste parole furono dette al discepolo prediletto, il quale, il giorno prima, nel Cenacolo, aveva udito dalle labbra di Cristo le parole: Fate questo in memoria di me. È dunque a Giovanni che lo stesso Cristo diede il potere di celebrare l’Eucaristia e apparteneva, come agli altri Apostoli, al gruppo dei primi sacerdoti, ai quali fu data Maria come madre. Parimenti, essendo San Giovanni sacerdote, è dato a Maria come Figlio.

Pertanto, tutti noi che abbiamo ricevuto lo stesso potere di rinnovare il sacrificio della croce mediante l’ordinazione sacerdotale, in un certo senso siamo i primi ad avere il diritto di vederla come nostra Madre.

E perciò le parole di Cristo sulla croce, all’Apostolo, Ecco tuo Figlio fanno che la maternità della Vergine ci ottenga una forza e una dimensione speciale se consideriamo che furono dette all’apostolo-sacerdote. Di fatto, è assai pacifico per l’anima sacerdotale pensare che, avendo incaricato San Giovanni di speciale attenzione a Sua Madre, Gesù abbia incaricato anche noi, sulla scia delle generazioni di sacerdoti fino alla fine dei tempi.

Però anche Nostro Signore al farle questo eccellentissimo dono disse al discepolo, e in lui, a tutti noi: Ecco tua madre. Per cui emerge il naturale e dolcissimo obbligo per ogni cristiano di trattare Maria come nostra Madre, di amarla, difenderla – non possiamo certo ignorare il significativo dettaglio per cui queste parole siano state dirette ad un sacerdote. “Non ricaviamo forse da questo che siamo noi sacerdoti ad avere l’incarico di promuovere e portare avanti la devozione a Maria e che siamo i suoi principali responsabili?”.

Teniamo sempre molto presente che la devozione mariana e “l’operare nell’impronta di Maria”è un elemento non negoziabile che si prolunga e si integra nello stesso carisma dell’Istituto. E questo fino al punto per cui abbiamo come nota distintiva il professare un quarto voto: quello di materna schiavitù d’amore a Maria. Pertanto, questo elemento deve essere valorizzato in tutta la sua importanza al fine di essere perenne fonte di soprannaturale fecondità per la nostra Famiglia Religiosa.

Non invano il diritto proprio ci esorta ad “essere Apostoli di Maria dandoci a Lei in materna schiavitù d’amore e facendo tutto ‘per mezzo di Maria, con Maria, in Maria e per Maria’”.

Noi, già per il fatto di essere sacerdoti religiosi, missionari, suoi schiavi, godiamo di una splendida e penetrante vicinanza alla Madre di Cristo. Per questo deve esserci connaturale ricorrere a Lei con speranza e amore eccezionali. Non v’è dunque necessità o cura del corpo o dell’anima che questa Madre di misericordia non sia disposta a soccorrere con efficace assistenza.

Anche noi – a somiglianza dell’Apostolo San Giovanni – dobbiamo accogliere la Santissima Vergine nel “focolare interiore del nostro sacerdozio”.È dunque, “amare e venerare con filiale fiducia la Santissima Vergine Maria”che nulla riserva per se. Questo “accogliere Maria nella nostra casa significa” –spiega Giovanni Paolo Magno– “prepararle un posto nella nostra vita, ed essere uniti a lei quotidianamente con pensieri, affetti, e zelo per il regno di Dio e per il suo stesso culto. […] Il presbitero deve tener sempre presente che nelle difficoltà che incontra può contare sull’aiuto di Maria; raccomandarsi a Lei e affidarle la propria persona e il proprio ministero pastorale”. Questa Madre affettuosa e di ineffabile dolcezza non ci è distante, né si dimentica dei nostri problemi, ma anzi, con grande efficacia ci aiuta in tutto e si affretta anche per le nostre necessità. Quante prove abbiamo di ciò che può l’Onnipotenza Supplice di Maria!

Per noi che ci dichiariamo essenzialmente mariani, la devozione alla Vergine è qualcosa di primordiale e un aiuto molto facile, di sostegno per tutta la nostra vita sacerdotale, e che rende assai fecondo il nostro ministero. Se viviamo il nostro ministero uniti a Maria Santissima, questo sarà custodito nel Suo Cuore e come Lei potremo essere disposti al servizio di tutti. Sarà allora fecondo e salvifico, in tutti i suoi aspetti. Non ci dimentichiamo mai che essendo la Vergine uno dei nostri grandi amori deve anche essere, pertanto, l’oggetto delle nostre continue attenzioni e orazioni.

Il Venerabile Arcivescovo Fulton Sheen scriveva: “Il sacerdote ha un profondo amore per Maria non solo nei suoi migliori momenti ma anche nelle sue cadute. [Poiché] confida nella sua intercessione per combattere le sue fragilità e particolarmente cerca la sua speciale attenzione sapendo che il figlio che cade più spesso è il più adatto a ricevere i baci della madre. [E] se talvolta lo domina il modo di essere Simone; se capitano momenti in cui, come Dismas, s’innamora del mondo presente; se in parrocchia lo conoscono come ‘quello del golf’ o ‘lo splendido’ o come ‘uno dei ragazzi’ invece di ‘un buon sacerdote’ allora sa da chi andare per essere aiutato ad incontrare il suo Signore. Da Maria”.

Perciò lo stesso Magistero della Chiesa ci esorta ad una tenera, vera e personale devozione alla Madre del Verbo Incarnato, poiché Ella “ci offre una visione serena e una parola tranquillizzante”. E facendo poggiare soavemente, con le sue mani, la nostra testa sul Suo Cuore Immacolato –come solo la materna pedagogia sa fare– ci insegna la vittoria della speranza sull’angustia, della comunione sulla solitudine, della pace sul turbamento, dell’allegria e della bellezza sul tedio, delle prospettive eterne su quelle temporali, della vita sulla morte.

Non serve che vi dica che la vocazione sacerdotale implica una partecipazione alle sofferenze di Cristo. Però vorrei certamente insistere sul fatto che “per accorciare le distanze nel difficile cammino, per mitigare le asprezze e vincere gli ostacoli, veglia su di noi con la sensibilità del suo cuore e la potenza della sua intercessione, Maria, Madre dell’Eterno sacerdote e di tutti i sacerdoti. Mai si stanchino di ricorrere a Lei. Preghino con umile insistenza e grande fiducia. La Santissima Vergine accoglierà le vostre suppliche. Sarà la Stella Mattutina, che ad ogni risveglio diffonderà una luce sempre nuova davanti ai vostri passi”. In altre parole: “Siano devotissimi della Vergine”.

Come sacerdoti dobbiamo mostrare lo stesso amore di Cristo per sua Madre con vive espressioni di devozione mariana, come la quotidiana consacrazione a Maria Santissima, l’intimo colloquio con Lei confidandole tutti i nostri sforzi, difficoltà e allegrie giornaliere, l’uso dello scapolare, il tenere vicino a noi un’immagine che ci ricordi sempre che siamo sotto il suo materno sguardo, il pregare l’ufficio di S. Maria in sabato e altri mille dettagli che il nostro filiale affetto ci suggerirà, ma soprattutto: “l’amore a Maria si manifesta visibilmente nella recita del Santo Rosario”.

2. La Santissima Vergine sia il modello, la guida, la forma di tutti i nostri atti

“Come sappiamo, la Santissima Vergine svolse il suo ufficio di madre non solo generando fisicamente Gesù, ma anche formandolo moralmente”. In virtù della sua maternità, le corrispose di educare il Bambin Gesù in modo consono alla sua missione sacerdotale, cioè di essere vittima.

Similmente, Maria è presente dall’inizio di ogni vocazione e la accompagna per tutto il processo formativo. Se ciò è certo per ogni vocazione, quanto più per ciascun membro dell’Istituto del Verbo Incarnato! E poi, già molto prima che considerassimo la vocazione religiosa – compreso prima che nascessimo–– già la Vergine di Luján faceva tesoro di tanti figli che un giorno sarebbero divenuti sacerdoti dell’IVE. In modo tale che possiamo dire che dietro alla nostra vocazione c’è senza dubbio il grande amore della Vergine Santissima. Pertanto, questa devozione profonda, concreta e genuina, della quale parliamo, deve svilupparsi e farsi manifesta già dal Noviziato, e riaffermarsi sempre più nel tempo di formazione nel Seminario Maggiore, per giungere a tutto il suo vigore e maturità nel nostro ministero, per poter corrispondere all’amore preferenziale di questa Madre.

Così lo prescrive il diritto canonico e nello stesso modo, il diritto proprio: “Devono alimentarsi il culto alla Santissima Vergine Maria, inclusa la recita del santo rosario, l’orazione mentale e le altre pratiche di pietà con cui gli allievi acquisiranno lo spirito di vocazione e si fortificheranno nella propria vocazione”.

Sappiamo tutti che Maria, essendo Madre nostra e Madre del Verbo Incarnato, sommo ed eterno sacerdote, è la formatrice eminente del nostro sacerdozio. Ella è Colei che “coopera con amore materno”e attivo nella capacità di tutti quelli che un giorno si convertiranno in fratelli del Suo Figlio e che, di fatto, si convertono in suoi amici. Ancor più, Ella realizzerà tutto ciò che è a Sua portata di mano affinché non tradiamo questa santa amicizia.

È madre amorevole e fedele servitrice che sa modellare il cuore sacerdotale. E così come vegliava, con materna sollecitudine, sul Verbo Incarnato, ugualmente veglia su di noi affinché cresciamo in sapienza, età e grazia dinanzi a Dio e agli uomini.

Sebbene molte volte lo abbiamo detto ad altri, conviene ricordarlo anche a noi stessi: “Non sarebbero figli devoti coloro che non sapessero imitare le virtù della Madre”. Come sacerdoti, pertanto, dobbiamo guardare Maria se vogliamo essere ministri umili, obbedienti e casti, che possano dar testimonianza di carità tramite la totale donazione al Signore e alla sua Chiesa. Perché è guidati dalla materna mano della Purissima Vergine e dal calore del Suo Cuore Immacolato che la nostra anima si va impregnando del buon odore di Cristo e il nostro cuore si compenetra degli stessi sentimenti di Cristo Gesù.

Perciò si dichiara esplicitamente nel Direttorio di Vita Consacrata: “È Lei il perfetto modello di consacrata che ogni religioso deve sempre contemplare e imitare”.

Cosa si apprende da Maria come ministro o futuro ministro di Cristo?

Fondamentalmente, dalla Vergine si impara a dire ogni giorno il proprio fiat e come Lei, a rendersi per sempre disponibili alla volontà di Dio: “nell’umiltà di una vita nascosta, nell’accettazione delle sofferenze per completare nella propria carne ciò che manca alle tribolazioni di Cristo, nel sacrificio silenzioso, nell’abbandono alla santa volontà di Dio, nella serena fedeltà compreso il declino delle proprie forze e del proprio prestigio”. Che contraddizione sarebbe vedere il magnifico esempio di generosità dell’impegno personale di nostra Madre e poi apparire meschinamente!.

A contatto quotidiano con la Vergine uno acquisisce “quel materno amore, con cui è necessario siano animati tutti quelli che, associati all’apostolica missione della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli uomini”. E “così come nella Vergine Maria furono unite verginità e maternità, analogamente, nel sacerdote, devono essere unite verginità e paternità” al fine di generare Cristo negli altri. San Giovanni Paolo II chiedeva ai sacerdoti: “se tutta la Chiesa ‘apprende la propria maternità da Maria’, non dovremmo farlo anche noi?”.

Dalla premura della Vergine Maria nell’assistere sua cugina Santa Elisabetta impariamo la “docilità e prontezza nell’esecuzione di ciò che lo Spirito Santo chiede, lavorando sempre contro la tentazione della dilazione, contro la paura del sacrificio e della consegna totale, e contro la tentazione di recuperare ciò che abbiamo dato cercando compensi o mettendoci in cose che non siano Dio”. Fulton Sheen, in modo assai reale e concreto, dice che il sacerdote impara “a non indugiare ad aspettare le chiamate dei malati, a non rinviare mentre la famiglia si preoccupa, ma che, come Maria, si dà premura che nulla richiede tanta rapidità come le necessità degli altri”.

Contemplando nostra Madre nel mistero della perdita e del ritrovamento del Bambin Gesù nel Tempio impariamo questa grande lezione: non speriamo che i perduti tornino, andiamo noi a cercarli. Perché se siamo missionari dobbiamo “muoverci agli impulsi dello ‘zelo per le anime’ e “non cercare altro che il bene delle anime si diffonda e si accresca”. “In questo senso, la nuova evangelizzazione esige che il sacerdote renda manifesta la sua vera presenza. Si deve vedere che i ministri di Gesù Cristo sono presenti e disponibili fra gli uomini. È perciò importante, anche per questo, il suo inserimento amichevole e fraterno nella comunità”. Lungi dall’esempio di nostra Madre, sacerdoti irascibili, reclusi in un’officina e senza contatto con le anime.

Nel mistero delle Nozze di Cana la Vergine insegna ai sacerdoti che non appartengono a se stessi ma alla Chiesa. “Esorta al riguardo la Optatam totius: ‘Si riempiano (gli allievi) di uno spirito così cattolico che si abituino ad oltrepassare i limiti della propria diocesi, o nazione, o rito e ad aiutare le necessità di tutta la Chiesa, preparati a predicare il Vangelo in ogni parte”.

A sua volta, la vera devozione a Maria evita al sacerdote di essere un mercenario che pensa di essere un funzionario con orario fisso, aree specifiche, limiti parrocchiali e senza pecore smarrite. Ci evita dunque di essere come coloro che cercano i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo, che non Lo amano disinteressatamente, che non cercano Dio per Iddio, che vanno in cerca di comodità temporali, avidi di lucro e desiderosi di onori umani. Perché per il vero devoto di Maria non esiste il “on duty” giacché “chi va per amore non stanca e non si stanca” e sta in ogni dove “on love”.

La Santissima Vergine insegna anche ai sacerdoti ciò che è compassione, che mai spezza la canna incrinata o spegne il lucignolo fumigante. Un sacerdote di vita facile, non mortificata, altezzoso, non può inclinarsi alla compassione per gli altri. Perciò è molto necessario che nella preparazione al sacerdozio si includa “una seria formazione alla carità. In particolare un amore preferenziale per i poveri, e un amore misericordioso e pieno di compassione per i peccatori” . Un amore che si definisce come l’amore del Buon Pastore che dà la vita por le pecore.

Dalla Madre ai piedi della croce impariamo a soffrire in silenzio e precisamente a dare la vita per le pecore. Il Venerabile arcivescovo americano lo spiega così: “Se la Santissima Vergine Maria che meritava d’esser libera da ogni male, poté, senza dubbio, nella speciale Provvidenza di Suo Figlio, avere una croce, allora come mai noi, che non meritiamo di stare al suo stesso livello, speriamo di fuggire dal nostro incontro con la croce? ‘Cosa ho fatto per meritare tanto?’ in un grido di orgoglio. Che fece Gesù? Che fece Maria? Che fece Gesù? Non lamentiamoci se Dio ci invia delle croci; che possiamo avere solo sapienza sufficiente per vedere che Maria è lì, rendendola più leggera, più dolce, facendola sua !”.

Dicono che San Luigi Orione fosse solito sfogarsi ad alta voce con la Vergine in momenti di gran croce cercando la sua materna protezione. In occasione della forzata chiusura dell’oratorio di Tortona diceva alla Vergine: “Carissima e veneratissima Madre, Oh Madre mia, che nessuno mai abbandonasti, non abbandonare questo tuo povero e ultimo figlioletto! Veramente non ce la faccio più… Salvami, oh Madre cara, salvami con i miei giovani e con il mio oratorio. Siamo calunniati e abbandonati da tutti. Non posso continuare oltre da solo… Se non vieni, affogo con i miei ragazzi. Vieni, Madre cara, vieni e non tardare! Vieni o Madre, vieni a salvarci!”.

Noi dobbiamo fare lo stesso, seguendo le espresse raccomandazioni delle Costituzioni, che ci comandano di “soffrire con Lei”, specialmente quando si tratta delle croci del ministero sacerdotale. Perché sebbene la Vergine Maria addolcisce tutte le nostre croci, lo fa principalmente con quelle inerenti al nostro ministero pastorale, che come ben dice il diritto proprio, “è croce”. Non dimentichiamoci mai che da Lei viene l’aiuto imprescindibile per prolungare l’Incarnazione in tutte le cose.

Ma di Lei dobbiamo anche “parlarne, onorarla, glorificarla, raccomandarci a Lei, gioire con Lei, lavorare, pregare, e riposare con Lei”. Al contrario, corriamo il rischio che la nostra devozione alla Vergine si faccia astratta, fredda e interessata, fino a divenire sterile.

Dobbiamo alimentare in ogni momento la vera devozione a Maria, che è sempre “interiore, tenera, santa, costante e disinteressata”, traendo da essa conseguenze pratiche per la nostra vita e ministero sacerdotale, il quale non è altro che “marianizzare la vita”.

3. Progetto Vergine di Luján

La devozione alla Vergine è così centrale nella nostra spiritualità a tal punto che in più occasioni il diritto proprio la sintetizza dicendo, a mo’ di “codice fondamentale”: “No Gesù o Maria; no Maria o Gesù / Né Gesù senza Maria; né Maria senza Gesù / Non solo Gesù, anche Maria; né solo Maria, anche Gesù / Sempre Gesù e Maria; sempre Maria e Gesù […] Tutto tramite Gesù e Maria; con Gesù e con Maria; in Gesù e in Maria; per Gesù e per Maria”. Poiché un vero rapporto con Gesù Cristo non può svolgersi senza un’autentica devozione a Maria, Madre Sua e nostra.

Tale spiritualità incontra la propria espressione non solo nella professione del quarto voto di schiavitù mariana nello lo spirito di S. Luigi Maria di Montfort, ma nel desiderare la sua presenza in tutte le nostre missioni e attività, poiché siamo convinti che per attrarre le anime a Cristo, la devozione a Maria Santissima è di una incomparabile efficacia pastorale. Dà ciò derivano i vivi sforzi che in ogni parte i nostri missionari realizzano per diffondere la devozione a Maria tra le anime a Lei raccomandate: che sia per mezzo di prediche, a traverso la recita del rosario nelle parrocchie, per la gran solennità con cui si celebrano Messe e processioni in onore alla Madre di Dio nei giorni di festa, nell’impegnarsi a che ogni volta sempre più anime realizzino la consacrazione totale a Gesù per Maria, nell’organizzare pellegrinaggi ai suoi santuari, nell’adornare l’altare della Vergine con gran decoro, il promuovere l’uso dello scapolare, il nominarla Patrona di gruppi parrocchiali, etc.

Ed è con questa stessa certezza che la devozione alla Vergine, la grande evangelizzatrice della cultura, è di grande efficacia pastorale e costituisce una forza rinnovatrice della vita cristiana, che già vent’anni fa sorse il Progetto Vergine di Luján, cosa che ha reso la Vergine ancor “più nostra”.

Come tutti Voi sapete, il Progetto Vergine di Luján nasce il 1° Gennaio 1999, allo scopo di dar più gloria alla Vergine. Si scelse, inoltre, la sua immagine, essendo la Celeste Patrona del paese dove nacque la nostra Famiglia Religiosa e perché le dobbiamo innumerevoli grazie e grandi beni, fra cui lo stesso dono della vocazione all’Istituto, come testimonia il nostro Fondatore.

È innegabile che questo Progetto si sia rivelato uno splendido mezzo per promuovere la devozione alla Vergine di Luján. Prima fra i religiosi di così diverse nazionalità e poi fra le anime a noi affidate in paesi così lontani come le Filippine, il Tagikistan, Papua Nuova Guinea, etc.

Su questo punto vorrei far notare che la devozione alla Vergine di Luján non è solo qualcosa degli ‘argentini’ ma dell’Istituto in blocco. E questo per richiesta, all’epoca, di religiosi a maggioranza non argentini. Ricordiamo che la Sacra Congregazione per il Culto e la Disciplina dei Sacramenti ha riconosciuto la Santissima Vergine di Luján come Patrona ufficiale del nostro Istituto. Vale a dire: la Vergine di Luján è la nostra Patrona. E come i grandi missionari, i quali andavano dove richiesto, portavano sempre con sé un’immagine della Vergine, così anche ogni membro dell’Istituto non solo deve portare impressa nel fondo della sua anima la Vergine di Luján che lo ha generato alla vita religiosa in questo Istituto ma che anche le nostre missioni devono essere capeggiate dalla Limpida e Pura Concezione di Luján.

Per grazia di Dio la maggior parte dei nostri missionari distribuiti in oltre una quarantina di Paesi, gode oggi della consolazione di far riposare lo sguardo, ogni giorno, sul celeste manto della Vergine di Luján. Se oggi ci fosse qualche missione o casa religiosa senza una Santa Immagine, bisogna auspicarsi che i religiosi si dotino dei mezzi necessari. Poiché Ella “ci insegna ad evangelizzare la cultura basandoci sui nostri propri valori, rimanendo però sempre aperti agli universali”. E poi perché la Vergine desidera estendere la Sua materna protezione su tutti i popoli che la invocano. Per questo li animo a provvedersi di stampe, statuine, medagliette e altri oggetti di pietà atti a promuoverne la devozione.

Conseguentemente, è fondamentale che dal Noviziato ci documentiamo della storia della Vergine di Luján, promuoviamo lo studio dei libri di Mons. Juan Antonio Presas, massimo storico della Vergine di Luján, mettendoli a disposizione dei nostri religiosi e dei devoti, giacché la conoscenza genera amore. D’altra parte, s rende anche necessario fomentare la sua devozione con la pratica della novena, la distribuzione di stampe con l’orazione alla Vergine, il solennizzare la sua festa, l’organizzare la sua incoronazione dove nemmeno si sia fatta, etc. Cioè, dobbiamo essere veri apostoli della Vergine di Luján sapendo trasmettere ad altri il nostro amore per Lei in distinte maniere, rispettando però sempre al massimo le particolari devozioni di coloro verso cui andiamo in missione.

È per questo che il prossimo 8 Maggio, nell’anno in cui si commemora il 20° anniversario d’inizio del Progetto Vergine di Luján, dobbiamo celebrare con gran solennità la S. Messa in onore della nostra Madre del Cielo nella Basilica di S. Maria Maggiore a Roma.

Lí, a nome di tutti, dobbiamo presentare alla Regina dell’Istituto, gli ossequi che abbiamo preparato nel corso dell’ultimo anno insieme alle Sorelle Servidoras.

Si tratta della pubblicazione di cinque tesori letterari –già fuori edizione-riferiti alla nostra Madre, la Purissima Vergine di Luján:

– Il primo è “Nostra Signora di Luján – Studio critico-storico – 1630-1730”, opera pubblicata da Mons. Juan Antonio Presas nel 1980, in occasione della celebrazione nella Nazione Argentina del 350° anniversario dell’arrivo, sulle sue coste, della santa e miracolosa immagine di Nostra Signora di Luján. Ancor più aggiornato e arricchito nella documentazione, questo volume racchiude altri tre precedenti studi dell’autore.

– Il secondo sono i due volumi della “Storia di Nostra Signora di Luján” scritta dal P. Jorge Maria Salvaire da me citato all’inizio di questa lettera. Tale opera forma parte del compimento del voto fatto dal P. Salvaire prima della sua miracolosa liberazione da una morte imminente. Secondo gli esperti, la Storia del P. Salvaire “si innalza incommensurabilmente su tutte [le opere] del proprio genere, apparse alla fine del secolo scorso”.

– Gli altri tre scritti, che staranno in uno stesso volume, sono l’edizione documentata con fotografie delle due cronache storiche più antiche su Nostra Signora di Luján, cioè: la cronaca del R. P. Fray Pedro Nolasco di Santa Maria, intitolata “Storia di Nostra Signora di Luján” scritta nell’anno 1737, e quella del R. P. Fray Antonio Oliver, intitolata “Storia vera sull’origine, fondazione e progressi del Santuario della Purissima Concezione di Nostra Signora della Città di Luján con la Novena alla Santissima Vergine”, pubblicata nel 1812 dal P. Maqueda. Abbiamo aggiunto anche un’allocuzione, pubblicata poi come articolo scientifico nel 1967, del Dott. Raúl Alejandro Molina –membro eminente dell’Accademia Nazionale di Storia Argentina– intitolata Leggenda e storia della Vergine di Luján, dissertazione che ha segnato un prima e un poi nell’ investigazione del Miracolo de Luján.

Da notare che i diversi capitoli dei due volumi dell’opera del P. Salvaire così come le sezioni che dividono la documentata edizione delle antiche cronache e l’opera di Mons. Presas, sono state illustrate con olii magnificamente dipinti da suor Maria di Gesù Sacramentato, che molto generosamente ha offerto il proprio talento artistico al servizio di quest’opera. A sua volta ella ha dipinto un bel quadro del Servo di Dio, il Nero Manuel Costa de los Ríos, come menzionato nello studio storico elaborato da Mons. Guillermo Durán.

Si devono infine distribuire stampe della Vergine di Luján con un’orazione a Lei, composta da uno dei nostri. Orazione che dobbiamo recitare tutti insieme di fronte all’immagine della Limpida e Pura Concezione di Luján per rinnovare la nostra consacrazione a Lei, invocando il suo Patrocinio sulla nostra Famiglia Religiosa, e anche per ringraziarla per la nostra vocazione e per le numerose vocazioni che ama inviare al nostro Istituto; per raccomandare alla sua materna protezione la vocazione e il ministero sacerdotale di tutti i nostri membri e chiederle che lo faccia fruttificare abbondantemente e, in ultimo, per chiederle il buono e rapido successo di vari progetti che abbiamo per tutto l’Istituto.

*     * *

A pochi giorni dalla bella festa della Vergine di Luján fervorosamente prego che tutti i membri della nostra Famiglia Religiosa sappiano essere fedeli alla preziosa eredità lasciataci dal Verbo Incarnato: Nostra Signora, Nostra Madre, col suo titolo di Maria di Luján.

Che Maria, la “forma Dei”, formi anche Cristo nelle anime nostre con quei tocchi misteriosi e intangibili di amore materno. Che la sua intercessione converta l’acqua delle nostre vite in vino e pulisca con le sue lacrime il Sangue delle ferite aperte sulla Croce. Ci ottenga inoltre la grazia di saper ricevere il dono del nostro sacerdozio con amore riconoscente, apprezzandolo in pieno com’Ella fece nel Magnificat; la grazia della generosità nel personale impegno per imitare il suo esempio di Madre generosa; la grazia della purezza e la fedeltà nell’impegno del celibato, seguendo il suo esempio di Vergine fedele; la grazia di un amore ardente e misericordioso alla luce della sua testimonianza di Madre di misericordia.

Un grande abbraccio nel Verbo Incarnato e in sua Madre, la Vergine di Luján,

P. Gustavo Nieto, IVE

Superiore Generale

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