Roma, 1º febbraio 2019.
Lettera Circolare 31/2019
La cosa principale, la più importante che dobbiamo fare ogni giorno, è partecipare al Santo Sacrificio della Messa
Costituzioni, 137
Cari Padri, Fratelli, Seminaristi e Novizi:
Già all’inizio delle nostre Costituzioni e dopo aver affermato che per “realizzare con maggior perfezione il servizio di Dio e degli uomini”0F dobbiamo professare i voti religiosi di povertà, castità e obbedienza, dichiariamo con fermezza e decisione che: “Vogliamo fondarci in Gesù Cristo… vogliamo amare e servire, e far amare e far servire Gesù Cristo”.1F E Gesù Cristo –come tutti Voi ben sapete – è presente in maniera vera, reale e sostanziale nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Per questo le Costituzioni specificano bene che dobbiamo amare e servire e far amare e far servire il Corpo fisico di Cristo nell’Eucaristia2F.
In realtà, la nostra identità come religiosi, il senso e la forza della nostra vocazione religiosa, la nostra missione e lo stesso mezzo per evangelizzare con efficacia, si trova in Cristo sacramentalmente presente nell’Eucaristia. Perciò, il Padre Spirituale della nostra Famiglia Religiosa afferma: “la Eucaristia occupa il centro della vita consacrata, personale e comunitaria. Essa è viatico quotidiano e fonte della spiritualità di ogni Istituto”3F.
Da questo segue che, in tutto il diritto proprio, è evidenziata in lungo e in largo la centralità della Santa Messa nella nostra vita da consacrati. Infatti, nell’Eucaristia, cioè, nel Sacrificio Eucaristico e nella comunione eucaristica, si trova veramente “il centro affettivo e dinamico della nostra vita consacrata e di tutte le nostre comunità”4F.
La stessa cosa ci è stata ricordata nei Capitoli Generali. Solo per citare gli esempi più recenti menziono qui ciò che è stato enunciato nel Capitolo Generale del 2007: “Dobbiamo caratterizzarci per l’importanza che si deve dare alla Santa Messa, così come per il modo riverente di celebrarla”5F. “Allo stesso modo, la spiccata devozione all’eucaristia è una nostra caratteristica”6F. Anche nel Capitolo del 2016, i Padri Capitolari affermavano: “L’Eucaristia è origine e culmine della vita della Chiesa […] Per questo deve sempre essere oggetto dei nostri desideri il viverla, celebrarla degnamente, insegnare ai cristiani a parteciparvi con frutto, adorarla con devozione, approfondire il suo mistero”7F. E confermavano quello che era già stato dichiarato nel Capitolo del 2007, nel quale la degna celebrazione della Santa Messa è stata riconosciuta come un elemento non negoziabile del carisma8F. Tutto questo perché “nell’Eucaristia, la logica dell’Incarnazione giunge alle sue estreme conseguenze”.9F
1. Vita religiosa centrata nell’Eucaristia
“L’Eucaristia è fonte di ogni vocazione e ministero nella Chiesa”.10F Diceva il nostro caro San Giovanni Paolo II.
In effetti, quanti di noi possono dire di aver scoperto, nell’incontro con Cristo nell’Eucaristia, la propria chiamata a essere ministri dell’altare, altri a contemplare la bellezza e la profondità di questo mistero, altri ad incanalare la forza del loro amore per Gesù Eucaristia nel servizio al prossimo! Semplicemente perché Gesù immolato sull’altare muove gli uomini con un amore irresistibile a una generosità senza limiti, a donarsi a Lui senza riserve e a fare tutto per amor suo.
Allo stesso modo, nel contatto giornaliero, intimo e profondo con Cristo nascosto sotto i veli sacramentali, si ricevono le grazie necessarie per abbracciare con amore i doveri della nostra vocazione a essere religiosi del “Verbo Incarnato”, che consistono nell’essere “altri Cristi”11F. Al punto tale che questa nostra trasformazione in Cristo è espressa nel diritto proprio con una meravigliosa immagine eucaristica: “Vogliamo essere calici pieni di Cristo”12F.
Ognuno di noi è chiamato a una mistica e profonda intimità con Cristo. Per assicurarci questo rapporto familiare con il Verbo Incarnato, il diritto proprio ci esorta paternamente a “mantenere l’esposizione e l’adorazione del Santissimo Sacramento per un’ora al giorno –nei limiti del possibile-, così come l’Adorazione Perpetua in ogni Provincia e, in modo distributivo, in ogni Casa”13F. La nostra vita religiosa dev’essere una prefigurazione, nel mondo presente, di quella futura condizione gloriosa che consisterà in un perenne e indefettibile atto di gloria e adorazione a Dio, contemplato senza veli e gustato nella dolcezza infinita del suo amore14F. Da ciò deriva la nostra responsabilità di abbeverare in maniera sempre più intensa e fervorosa la nostra vita spirituale alle fonti della pietà eucaristica. Teniamolo sempre presente: l’Eucaristia è fonte e culmine di tutta la nostra vita spirituale, come lo è di tutta la vita della Chiesa15F.
Lo insegna anche il Magistero della Chiesa: “Attraverso la professione dei consigli, infatti, il consacrato non solo fa di Cristo il senso della propria vita, ma si preoccupa di riprodurre in sé, per quanto possibile, ‘la forma di vita, che il Figlio di Dio prese quando venne nel mondo’16F”17F e della quale l’Eucaristia è memoriale.
Per questo, San Pier Giuliano Eymard diceva ad alcuni religiosi: “Il religioso deve, allora, prendere a modello il Signore Sacramentato. È lì che deve studiare Gesù Cristo. Perché, cos’è un religioso se non un uomo che si offre e s’immola a Dio per mezzo della povertà, della castità e dell’obbedienza, alla cui osservanza si obbliga per sempre?”18F.
Notate che tutto questo è talmente vero, che la nostra vita religiosa dev’essere un segno dell’offerta sacrificale ed espiatoria che Cristo fa di se stesso al Padre, per la salvezza del mondo, nel sacrificio eucaristico. Questo è il grande carisma della vita religiosa: l’amore generoso, che si esprime nel servizio e nel sacrificio.
Quindi, dobbiamo essere poveri come Cristo Eucaristico, il che “implica essere poveri di fatto e di spirito, sforzandosi di vivere con sobrietà e nel distacco dalle ricchezze terrene, e comporta la dipendenza e la limitazione nell’usare e nel disporre dei beni”19F.
“Guardiamo Gesù nel Santissimo Sacramento e confrontiamo la nostra povertà con la sua povertà. Che cos’ha Lui? Di cosa fa uso esternamente? […] Se arriverà un tempo in cui la povertà inizierà a costarvi, alzate gli occhi e guardate Nostro Signore nell’Eucaristia, dov’è sommamente più povero di voi e vive con molto di meno. […] Quando gli Ordini Religiosi iniziarono ad arricchirsi, si persero. Il giorno in cui il religioso dirà: ‘Sono ricco, non ho bisogno di nulla’, egli smetterà di essere religioso e l’ira di Dio si abbatterà sulle fondamenta dell’ordine religioso che si esprima così. […] Questo, certamente, non significa che una Congregazione non debba possedere nulla: tocca alla Regola provvedere a questo punto”, diceva il Santo Fondatore francese20F.
Dobbiamo essere casti come Gesù Cristo nell’ostia immacolata, che s’immola per amore agli uomini in ogni Santa Messa. Dobbiamo sempre considerare che, professando il voto di castità, tramite il quale rinunciamo ai diletti più intensi del corpo21F, siamo “destinati al sacrificio”22F. Anche l’oblazione di Cristo nel Sacrificio Eucaristico lo insegna: “l’amore è crucificante, immolativo”23F.
Dobbiamo essere obbedienti come Cristo nel Santo Sacrificio. “Guardate che obbedienza! Che sottomissione sommamente passiva, cieca, assoluta, senza condizione né riserva alcuna! Il sacerdote è suo padrone, al quale sempre obbedisce, che sia santo e fervente o che non lo sia. Obbedisce a tutti i fedeli che lo obbligano ad andare a loro nella comunione, quando vogliono e ogni volta che si presentano, mostrando con ciò un’obbedienza permanente, costante e sempre pronta”24F. La nostra obbedienza dev’essere come l’obbedienza di Cristo: “Permanente, senza attenuazione né restrizione, senza riserve né condizioni, senza sotterfugi né dilazioni, senza ripieghi né lentezze”25F.
Pertanto, non solo dobbiamo celebrare o partecipare alla Santa Messa, ma anche viverla nella nostra condizione di religiosi.
Se ciò che è stato detto fin qui si applica a ogni religioso, quanto più a quelli che, inoltre, sono sacerdoti.
Il diritto proprio ci ricorda che la celebrazione del Sacrificio della Messa è l’atto principale e centrale, la ragione di essere dell’ordine sacro26F. “Per questo sacramento siamo stati ordinati”27F.
Molte volte abbiamo sentito dire che, senza il sacerdote, l’Eucaristia non potrebbe esistere; ma dobbiamo anche ammettere che noi, come sacerdoti, non potremmo esistere senza l’Eucaristia, o comunque resterebbe frustrato alla radice il dono specifico che Dio ci ha dato. Allora ci si raccomanda vivamente la celebrazione quotidiana della Messa28F, la quale, anche se a volte si celebra senza l’assistenza dei fedeli, è un’azione dello stesso Cristo e della Chiesa29F.
Sembra che mai s’insisterà abbastanza sul fatto che dobbiamo “essere maestri nell’ars celebrandi, e i nostri seminaristi maggiori, i nostri fratelli, ecc., devono sforzarsi, da parte loro, di vivere nel modo più perfetto l’ars participandi”30F.
Oltre a questo, molte volte e in tanti modi ci è stato insegnato che come sacerdoti non potremo mai realizzarci pienamente se l’Eucaristia non è il centro e la radice della nostra vita31F, in modo tale che la nostra attività sia essenzialmente un’irradiazione dell’Eucaristia.
“L’amore eucaristico” –insegnava San Giovanni Paolo II– “è quello che quotidianamente rinnova e feconda la paternità spirituale del sacerdote, assimilandolo ogni volta di più a Cristo-Vittima e facendolo pertanto, come Lui, ‘pane’ delle anime mentre si consuma volontariamente per esse in un amore che comunica loro la grazia della salvezza. E in questo espropriarsi di se stesso il sacerdote trova la sua vera grandezza e l’attrazione che sa esercitare sulle anime, incitandole a imitare l’offerta che l’Agnello di Dio fa di sé al Padre per la redenzione del mondo”32F.
“D’altro canto bisogna considerare che la celebrazione della Messa è un termometro della vita sacerdotale”33F. Al punto tale da poter dire che “un sacerdote vale quanto vale la sua vita eucaristica; soprattutto la sua Messa. Messa senz’amore, sacerdote sterile: messa fervorosa, sacerdote conquistatore di anime. Devozione eucaristica trascurata e senz’amore, sacerdozio appassito, anzi, in pericolo”34F.
Da questo segue quanto sia cruciale per noi sacerdoti e religiosi coltivare un profondo amore personale all’Eucaristia, in maniera che questo sacramento sia e resti sempre il punto di riferimento essenziale per la nostra unione crescente e poco a poco più perfetta con il Verbo Incarnato. La Eucaristia, ricordava San Leonardo Murialdo, non è un rito che si deve realizzare ma un mistero che si deve vivere35F.
Pertanto, dire che l’Eucaristia è il centro delle nostre vite significa anche mettere al centro dei nostri pensieri e delle nostre prospettive non noi stessi, i nostri progetti e i nostri piani umani, ma Lui, vita della nostra vita. Al contrario, corriamo il rischio di essere rami secchi o cembali che tintinnano36F.
2. Il fondamento più profondo della nostra unità lo troveremo sempre nell’Eucaristia37F
“Una comunità religiosa non è mai più unita di quando si trova intorno all’altare per il Sacrificio dell’Eucaristia, segno di unità”38F.
Infatti l’Eucaristia, memoria dell’Amore, vincolo di carità39F, è allo stesso tempo segno che produce l’unione e la comunità. Gesù stesso l’ha detto: Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro40F. Pertanto, ricevendo il Corpo di Cristo, ci uniamo più intimamente a Lui, e così Cristo stesso ci riunisce tutti in un solo corpo: la Chiesa41F. Di fatto, l’effetto ultimo dell’Eucaristia è precisamente l’unità della Chiesa: Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.42F.
Di conseguenza, il diritto proprio ci ricorda che “il centro insostituibile e animatore… di ogni comunità religiosa”43F dev’essere Gesù nell’Eucaristia. “È intorno all’Eucaristia celebrata o adorata, che si costruisce la comunione degli spiriti, premessa per ogni crescita nella fraternità. ‘Da qui deve partire ogni forma di educazione per lo spirito comunitario’44F”45F.
Sapete bene che l’Eucaristia, e pertanto la Messa giornaliera, è un grande amore di ogni membro dell’Istituto, perché essa “è il segno inequivocabile dell’amore senza misura di Dio verso gli uomini, di Dio che vuole restare fra gli uomini, di Dio che si dona totalmente all’uomo”46F. Così, allora, l’Eucaristia è per noi “scuola d’amore attivo al prossimo”47F dove ci si educa e ci si spinge all’esercizio della carità con tutti. Per questo, chi la celebra senza tenere in conto le esigenze della carità e della comunione, rinnega il significato profondo dell’Eucaristia. “Un’Eucaristia che non si traduca in amore concretamente praticato è in sé stessa frammentata”48F, affermò Papa Benedetto XVI.
Notate con quanta insistenza il diritto proprio, in vari dei suoi Direttori, ci prescrive non solo di celebrare quotidianamente la Santa Messa, ma anche, salvo impegni pastorali, cercare di concelebrare con la maggior frequenza possibile49F e cercare un momento del giorno per l’adorazione eucaristica comunitaria50F.
Nella Santa Messa, che è la preghiera d’adorazione per eccellenza, si genera l’unione dei cuori fra di noi, troviamo l’appoggio nelle comuni difficoltà della convivenza quotidiana e ci rafforziamo mutuamente nella fede.
Nella Santa Messa dobbiamo farci particolarmente sensibili a ogni sofferenza e miseria umana, e pregare gli uni per gli altri “come lo esige l’ordine della carità, secondo il quale bisogna amare di più –affettivamente ed effettivamente– quelli che sono più vicini”51F. Pertanto, dobbiamo farci anche sensibili a ogni ingiustizia e offesa, cercando di ripararle in maniera efficace, imparando a vedere in tutti il Verbo Incarnato presente nelle loro anime.
Se è proprio di noi “essere altri Cristi”52F, nella Santa Messa dobbiamo aprire le nostre anime al Signore per immedesimarci totalmente e configurarci a Lui, con la carità versata sulla Croce dal Buon Pastore, che diede per noi il suo sangue donando la sua vita.
3. Il Seminario è la Messa53F
Allora, già dal Noviziato ci si esorta a imparare quanto prima a pregare bene54F, ci è inculcato un grande amore per la Santa Messa55F, e –nella maggior parte dei casi– ci s’introduce alla pratica della notte eroica56F.
Ancora di più: con grande enfasi ci si raccomanda di partecipare attivamente alla Santa Messa giornaliera e di ricevere la comunione sacramentale57F.
La celebrazione dell’Eucaristia e la partecipazione ad essa sono pilastri fondamentali nella formazione di tutti i nostri membri. Lo esprime così chiaramente il diritto proprio: “la celebrazione dell’Eucaristia ha un’’importanza essenziale’ nella formazione spirituale dei seminaristi58F, e dev’essere il ‘momento essenziale della loro giornata’ partecipando in modo attivo e ‘giornaliero’59F”60F.
Pertanto, “la celebrazione eucaristica sia il centro di tutta la vita del Seminario, in maniera che ogni giorno, partecipando della carità di Cristo, gli alunni prendano forza soprattutto da questa fonte ricchissima per il lavoro apostolico e per la loro vita spirituale”61F. Perciò “la cosa principale, più importante che dobbiamo fare ogni giorno, è partecipare al Santo Sacrificio della Messa”62F. O, come dice in maniera meravigliosa il diritto proprio: “in tutte le case dell’Istituto la Santa Messa è il centro della vita, è il sole che illumina la vita interiore, l’apostolato, il lavoro ed ogni attività”63F.
Tutte le altre attività nelle nostre case di formazione –gli studi, lo sport, l’eutrapelia, l’apostolato, il canto, ecc.– devono sgorgare dalla Messa e orientarsi alla Messa. Cioè, devono preparare nella maniera più degna possibile colui che un giorno salirà all’altare per offrire il Sacrificio e predicare la Parola64F.
Allora, “per ravvivare questa coscienza e muovere a una partecipazione più attiva, si deve dare ‘al Sacrificio Eucaristico e a tutta la Sacra liturgia, un posto privilegiato’”65F tanto nel Seminario Maggiore e Minore quanto nel Noviziato. Riguardo a ciò si raccomanda, fra le altre cose, che la celebrazione della Messa sia la prima attività del giorno e che, in forza del segno, si distribuisca tutti i giorni la comunione sotto le due specie66F.
Da quanto è stato detto fin qui possiamo asserire che l’idea principale è che “la partecipazione al Sacrificio Eucaristico si deve fare vita”67F e ci tengo a enfatizzarlo perché “dal mistero redentore di Cristo, rinnovato nell’Eucaristia, si nutre anche il senso della missione, l’amore ardente per gli uomini. Dall’Eucaristia si comprende ugualmente che ogni partecipazione al sacerdozio di Cristo ha una dimensione universale. In questa prospettiva si deve educare il cuore, affinché viviamo il dramma dei popoli e delle masse che non conoscono ancora Cristo, e perché siamo sempre disposti ad andare in qualsiasi parte del mondo, ad annunciarlo a tutte le genti”68F.
4. La Santa Messa è il centro della vita parrocchiale69F
Dato che ci compete anche essere “essenzialmente missionari”70F dobbiamo “essere disposti ad andare in qualsiasi parte della terra dove siano necessarie la predicazione del Vangelo e la celebrazione dell’Eucaristia”71F.
Tutto questo al fine di promuovere e proporre, in tutti gli ambienti –delle famiglie, delle associazioni laicali e delle parrocchie e, soprattutto, nei centri di educazione (specialmente nei seminari e nelle università) e d’investigazione scientifica, e nei mezzi di comunicazione sociale–, un’autentica pastorale della santità, che sottolinea il primato della grazia e che ha il suo centro nell’Eucaristia domenicale72F.
Resta chiaro che il nostro stile di apostolato è marcatamente eucaristico e che la dimensione eucaristica occupa un luogo di prim’ordine e fondamentale in tutto quello che facciamo.
Quindi, tutti i nostri membri, e specialmente i parroci, devono sforzarsi affinché “la Santissima Eucaristia sia il centro della comunità parrocchiale dei fedeli”73F, e perciò mettere un industrioso impegno affinché le anime a essi raccomandate –sempre che sia possibile e sempre in maggior numero– si alimentino con la celebrazione pietosa dei sacramenti, in modo particolare con la ricezione frequente della Santissima Eucaristia, e inoltre lavorare per promuovere il culto dell’Eucaristia per mezzo dell’esposizione Eucaristica per essere adorata dai fedeli74F.
“La Santa Messa è il centro della vita parrocchiale”75F, specialmente la Messa della domenica, celebrata in maniera tale che i fedeli vi partecipino in maniera sempre più cosciente, più attiva e più fruttuosa76F. E questo dev’essere un segno distintivo di tute le nostre parrocchie.
A tale scopo il Diritto Proprio segnala che “le nostre celebrazioni liturgiche devono essere esemplari: ‘per i riti, per il tono spirituale e pastorale, e per la fedeltà dovuta tanto alle prescrizioni e ai testi dei libri liturgici, quanto alle norme emanate dalla Santa Sede e dalle Conferenze Episcopali’”77F. Pertanto, tutti i sacerdoti dell’Istituto devono sforzarsi affinché le Liturgie delle nostre messe siano da cattedrale senza formalismi, belle senza affettazioni, solenni senza ostentazione, austere ma piene, fedeli alle rubriche ma creative, con il massimo della partecipazione e sviluppando tutte le possibilità che la stessa Liturgia offre, in modo particolare nei canti e nella musica sacra.
E anche se questo Voi lo sapete e praticate, vorrei evidenziare che il nostro “stile di celebrazioni liturgiche come parte del nostro carisma, [consiste] in celebrazioni nelle quali s’incarni il Verbo e nelle quali appaia –sacramentalmente– Incarnato, nelle quali si risalti sempre la principale presenza e azione del Sacerdote principale78F, nelle quali si percepisca che l’attitudine essenziale del sacerdote secondario è l’attitudine orante –propria di colui che sa di essere un mero strumento, e strumento inadeguato, subordinato alla causa principale e soggetto ai suoi fini–, nella quale tutti gli elementi visibili servano da coadiutori alla splendente conoscenza dell’Invisibile79F.
Nella vita eucaristica di una parrocchia “si manifesta la sua vita di fede [di una parrocchia]”80F.
In somma: per noi l’Eucaristia non solo è fonte di carità ma è, in qualche modo, l’obiettivo di ogni apostolato. Pertanto, tutte le nostre attività apostoliche –campeggi, oratori, l’apostolato educativo, i pellegrinaggi, i gruppi di giovani, le missioni popolari, ecc.– devono considerare come componente essenziale una spiccata devozione eucaristica o almeno portare ad essa. “Se trascurassimo l’Eucaristia, come potremmo rimediare alla nostra indigenza? ”81F.
“Gesù vive nel Sacrario al fine di vivere nei cuori”82F.
5. L’importanza primaria del tratto assiduo con il Signore Sacramentato83F
Dobbiamo sempre tener presente che siamo stati consacrati religiosi in questa splendida Famiglia Religiosa per imitare il Verbo Incarnato. E la nostra imitazione di Cristo –lo sapete bene– si illumina particolarmente a partire dal mistero della Trasfigurazione, che ci spinge alla preghiera e all’adorazione incessanti84F. Allo stesso tempo, richiede da parte nostra una “gran fedeltà alla preghiera liturgica e personale, ai tempi dedicati all’orazione mentale e alla contemplazione, all’adorazione eucaristica”85F.
Noi abbiamo la grazia immensa di adorare il Santissimo Sacramento ogni giorno per lo spazio di un’ora. E questo è un impegno che non dobbiamo trascurare, poiché dal Santissimo Sacramento dell’Altare fluisce ogni grazia per l’evangelizzazione. E “un momento di vera adorazione ha più valore e frutto spirituale della più intensa attività, anche se si trattasse della stessa attività apostolica”86F.
“Un Missionario […] che non dà valore alla Santa Messa, che non ha familiarità con il Santissimo Sacramento […] che con il pretesto delle opere e del lavoro che occupano tutto il suo tempo tiene in poco conto la meditazione e gli altri esercizi di pietà, è un povero illuso: il suo lavoro è inutile, e senza la vera fermezza, i suoi progetti, che tanto ostenta, non sono altro che pure e semplici chiacchiere, espressione molte volte di un’anima vuota e superficiale”87F.
Dalla celebrazione e partecipazione piena all’Eucaristia e da un buon momento in “silenzioso amore”88F con Dio, sorgono nuove iniziative di carità. È lì che Cristo stesso ci infonde lo zelo apostolico irreprimibile e inesauribile che ci spinge a un’attitudine di servizio costante verso tutti e ci porta a pendere iniziative missionarie ed evangelizzatrici sempre nuove e sempre più audaci. Ed è anche lì che si leniscono le nostre sofferenze apostoliche e si prendono le forze per “lavorare nei luoghi più difficili (quelli dove nessuno vuole andare) e quando lì non si può continuare, dopo una notte in preghiera davanti a Gesù Sacramentato, chiedere al Vescovo di essere inviati in un posto peggiore”89F.
Quel grande apostolo dell’Eucaristia che fu San Manuel González scriveva con una penna magistrale: “Fratello mio, rattristato da tante delusioni e obbrobri, guarda là, verso quella porticina dorata; verso il Sacrario! Porgi l’orecchio e, più che l’orecchio, il cuore! Senti quello che si dice dentro?… Io sono qui in mezzo a voi… Sì, Lui sta lì. Sai già chi è. È Gesù Cristo, Figlio di Dio e Maria, vivo, reale, com’è nei cieli, con occhi che ti guardano e ti sorridono; con una bocca che, senza muoversi, ti parla; con mani che si alzano a benedirti e si abbassano per posarsi sulla tua testa stanca; con braccia che si aprono per abbracciarti e, soprattutto, con un Cuore trafitto dalle spine dell’indifferenza, delle ingratitudini, dei sacrilegi… e fiamme d’amore… instancabili, eterne…
Allora, tutto quel Gesù Cristo con la sua grandezza di Dio, i suoi occhi, la sua bocca, le sue mani e il suo Cuore di uomo, con le sue virtù di Santo, con i suoi meriti di Redentore, con le sue promesse di Padre, con il suo sangue di Vittima, è tuo! Così, senza iperboli, né esagerazioni di linguaggio, è tuo!
E questo vuol dire che quando ti senti debole di fronte all’impeto di tuoi nemici, hai diritto di contare sulla sua onnipotenza. Che, quando le ingratitudini degli uomini o i peccati tuoi ti fanno piangere, hai il diritto di prostrarti di fronte a Lui e abbracciarti alle sue ginocchia, posando la sua mano benedetta sulla tua testa, affinché perdoni te e loro. Significa che, quando troverai un cuore freddo e duro come il marmo, che non vuole convertirsi, hai diritto di prendere un po’ di quel fuoco dal suo Cuore e sciogliere tale pietra. Vuol dire che, quando semini ma non raccogli, quando predichi e non ti ascoltano, quando benedici e ti maledicono, hai diritto di chiedergli miracoli di pazienza, di umiltà, di carità, di zelo… Vuol dire, insomma, che, quando sei soffocato dalle amarezze e la tua mano non si può sollevare per benedire tanti ingrati, e sui tuoi occhi grondano le lacrime e ti mancano le forze, e non resti una sola parte sana del tuo corpo a causa di tanti colpi, né una fibra viva nel tuo cuore per il tanto soffrire, hai diritto a chiedere che ti porti… che ti trasferisca al cielo per vivere con Lui sempre, sempre… Dimmi, fratello mio, sia tu chi sia e soffra quel che soffri, oserai dire di essere solo?”90F
San Giovanni Paolo II, dirigendosi ai sacerdoti, diceva: “non sono mai tanto forti quando elevano le loro mani al cielo nella celebrazione eucaristica. In quel momento hanno da parte loro l’onnipotenza stessa di Dio”91F.
Questo ci porta di nuovo al fondamento della nostra consacrazione del quale parlavamo all’inizio: “Gesù è tutto per noi e Gesù è nella Santa Eucaristia. […] Avviciniamoci intorno al Cuore Eucaristico di Gesù e in quell’immensa fornace d’amore, i nostri cuori si santificheranno e s’accenderanno con tanto ardore di zelo che trascinerete a voi innumerevoli anime. Così avremo raggiunto l’obiettivo della nostra vita, che consiste nella santificazione e quella della nostra divina vocazione, che è la salvezza delle anime a noi affidate”92F.
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Domani, giorno della Presentazione di Gesù al Tempio, dobbiamo celebrare come già è tradizione, il giorno del religioso del Verbo Incarnato, che coincide con la Giornata Mondiale di Preghiera per la Vita Consacrata.
Il nostro essere consacrati significa assumersi, allo stesso tempo, l’impegno di conformarci a Cristo, imparando alla scuola di Maria, donna “eucaristica”, e lasciandoci accompagnare da Lei.
Ogni Messa che celebriamo o alla quale partecipiamo ci associa più intimamente a Cristo e insieme alla Vergine Maria. Perché il Corpo e il Sangue che s’immolano sono quelli che il Padre Eterno formò per opera dello Spirito Santo nel suo seno purissimo93F. Perciò non possiamo smettere d’intravedere, nel Sacrificio dell’Altare, la presenza della Madre. È la Vergine che ha fatto fruttificare ciò che mangiamo nel Banchetto Pasquale ed è Lei che ha fatto sgorgare ciò che beviamo94F. Come diceva Giovanni Paolo Magno: il “binomio di Maria e dell’Eucaristia”95F è inseparabile.
L’Eucaristia ci è stata data affinché la nostra vita da consacrati sia, come quella di Maria, tutta un Magnificat!96F Che la Vergine Maria ci conceda questa grazia.
Mando un forte abbraccio a tutti voi e ringrazio di cuore tutto ciò che fate per la Chiesa, l’Istituto e i suoi apostolati particolari.
Nel Verbo Incarnato,
P. Gustavo Nieto, IVE
Superiore Generale